Ostacoli alla denuncia per i cittadini cinesi
Se subisci un reato, hai diritto di farti sentire!
Immagina questa scena: sei in Italia da qualche anno, magari gestisci un'attività commerciale, oppure lavori sodo per costruirti un futuro. Un giorno sei vittima di un furto, di una truffa o di un'aggressione. Ti senti ferito, arrabbiato, forse impaurito. Ma poi pensi: "A cosa serve denunciare? Mi capiranno? Mi aiuteranno davvero? E se poi peggiora tutto?"
Se ti sei mai posto queste domande, sappi una cosa: non sei solo.
Sono molti i cittadini cinesi (in generale, stranieri) in Italia che, pur essendo vittime di reati non presentano denuncia. I motivi? Spesso sono più profondi e umani di quanto sembri. Ma la buona notizia è che ci sono strumenti concreti, sicuri e alla portata di tutti per uscire dal silenzio e far valere i propri diritti.
Le cause più comuni
- Barriera linguistica e scarsa informazione: molti temono di non riuscire a spiegarsi. "Se non parlo italiano bene, come posso farmi capire dalla polizia?" si chiedono. Ma oggi esistono interpreti e mediatori culturali che possono accompagnarti anche gratuitamente;
- Fattori culturali e isolamento: chi non si sente integrato può pensare (anche sbagliando) che certe forme di ingiustizia siano "normali" o che la legge non sia dalla propria parte, ovvero chi è chi è cresciuto in contesti dove la giustizia non è accessibile o affidabile, rivolgersi a uno Stato straniero può sembrare rischioso. La sfiducia è normale, ma la legge italiana protegge tutte le persone, indipendentemente dalla nazionalità;
- Paura di ritorsioni: alcuni temono vendette da parte dei criminali. È una preoccupazione reale, ma proprio per questo la denuncia può attivare misure di protezione. Restare in silenzio, invece, espone a nuovi rischi;
- "Non serve a nulla": molti pensano che denunciare sia inutile. E invece è proprio da lì che parte l'azione della giustizia. Se nessuno parla, nessuno può intervenire, ma una sola voce può cambiare tutto.
Cosa dice il diritto penale: la parte offesa e la procedibilità
In Italia la legge prevede strumenti precisi per permettere alla vittima di un reato di far valere i propri diritti. Innanzitutto, la persona offesa dal reato, è colui o colei che ha subìto un danno da un comportamento illegale. In altre parole, è chi subisce direttamente il danno illegittimo (come un'aggressione, un furto, una diffamazione, ecc.) e ha il diritto di farsi ascoltare nel processo.
Per iniziare un procedimento penale esistono 2 possibilità:
- Reati perseguibili d'ufficio: la giustizia ad agire automaticamente non appena ne viene a conoscenza, anche senza alcuna richiesta da parte della vittima. Si tratta di solito dei reati più gravi (ad esempio omicidi, rapine, lesioni gravi) che lo Stato persegue sempre, «anche in assenza di querela di parte». In questi casi la denuncia può comunque essere utile, ma non è formalmente necessaria perché l'azione penale parte d'ufficio;
- Reati a querela di parte: serve che la persona offesa presenti una querela, cioè una dichiarazione ufficiale in cui chiede che si proceda. È il caso, ad esempio, di molestie, stalking, minacce leggere, furti semplici, truffe commerciali. Senza querela o denuncia firmata, il presunto colpevole non potrà essere indagato. Per questo è fondamentale sapere di quale tipo di reato si è vittima, per capire quali passi compiere.
Cosa succede se non denunci?
Non denunciare un reato subìto indebolisce notevolmente la tutela penale delle vittime. Senza denuncia i delinquenti restano impuniti e continuano a delinquere indisturbati. Come rilevano gli studi sul campo, "la riluttanza alla denuncia […] genera un aumento della vittimizzazione", perché gli autori del reato «possono approfittare del silenzio della persona offesa». In pratica, la mancata denuncia permette a ladri, truffatori, maltrattanti o altri reati di brutale violenza di agire nuovamente contro la stessa o altre vittime.
Ma quando una persona denuncia, cambia tutto:
parte un'indagine;
si attivano misure di tutela;
altre vittime trovano il coraggio di parlare;
le autorità iniziano a intervenire in modo mirato.
Dal punto di vista pratico, senza querela la vittima perde anche la possibilità di ottenere risarcimenti o misure di tutela cautelare (ad esempio un ordine restrittivo o il rimborso dei danni). Inoltre, è un dovere civico far valere i propri diritti, la legge stessa concede spesso agevolazioni alle vittime che denunciano, ad esempio i benefici previsti dal cosiddetto "indennizzo civile" per vittime di reati intenzionali.
Denunciare è possibile, anche per te!
Non sei solo. Ecco come puoi fare un passo concreto:
- Raccogli le prove: messaggi, foto, video, testimoni. Anche un dettaglio può fare la differenza;
- Vai in commissariato (o chiama il 112) e chiedi di presentare una denuncia. Se non parli bene italiano, puoi chiedere un interprete gratuito;
- Rivolgiti a un Avvocato o a un'associazione che tutela cittadini stranieri. Anche senza tanti soldi, puoi avere supporto;
- Parlane con chi si fida di te: un familiare, un amico, una persona della tua comunità. A volte basta una conversazione per sentirsi più forti.
Un messaggio finale, dal cuore.
"Presentare denuncia è un atto di forza, non di debolezza. È un modo per dire: io esisto, e ho diritto alla giustizia."
Non lasciare che la paura, il dubbio o il senso di solitudine ti impediscano di agire. La legge è anche dalla tua parte. Tu hai il diritto di essere ascoltato. Hai il diritto di sentirti protetto. Hai il diritto di far valere la tua voce.
Denunciare non è solo un gesto personale: è un contributo per un'Italia più giusta, per tutti.
Dott.ssa Cinzia Hu