Revenge porn: quando l'intimità viene tradita
Ti fidi. Ami. Ti apri. E poi… ti espongono
Hai mai mandato una foto intima a qualcuno di cui ti fidavi? Magari per gioco, magari per amore. L'hai fatto col cuore leggero, con l'idea che restasse lì, tra voi due. Un gesto privato, come un abbraccio sussurrato. E invece quella fiducia è diventata un'arma. Ti svegli un giorno e scopri che quel momento, quella parte di te, è finita online. Nei gruppi. Sugli schermi. Ovunque, tranne che dove doveva stare: nel rispetto.
È questo il revenge porn. Una ferita invisibile che brucia, anche se nessuno ti tocca fisicamente.
Cos'è davvero il revenge porn? Non è solo "vendetta"
Il "revenge porn" consiste nella diffusione senza consenso di immagini o video a contenuto sessuale. Può succedere, per esempio, dopo la fine di una relazione, o quando una persona decide di vendicarsi. Ma spesso non c'è neppure rabbia. Solo disprezzo. Solo dominio. Solo l'idea di dire: "Guarda, io ho potere su di te".
La violenza qui non ha bisogno di urla: basta un clic.
- Italia: una legge, ma anche tanta vergogna
Dal 2019 in Italia il revenge porn è un reato previsto nell'art. 612-ter c.p., secondo cui chi diffonde immagini intime senza permesso rischia fino a 6 anni di carcere, quale pena può anche essere aumenta in alcuni casi.
Tuttavia la legge non basta se chi guarda non capisce.
Molte vittime in Italia raccontano di essere state umiliate due volte: la prima da chi ha diffuso il video; la seconda da chi, invece di aiutarle, ha detto: "E tu perché gliel'hai mandata?" Come se la fiducia fosse un crimine. Come se la colpa fosse di chi ha amato, e non di chi ha tradito.
- Cina: silenzio, vergogna e paura
In Cina, il termine "revenge porn" non è ancora riconosciuto come reato a sé. Ma chi compie questo gesto può essere punito con altri capi d'accusa, per esempio come diffusione di materiale osceno, estorsione o violazione della privacy.
Ad ogni modo, il più problema in Cina, non consiste tanto nel fatto che non è ancora previsto un reato a sé stante, se non il fatto che in molte famiglie cinesi, parlare di sessualità è ancora un tabù. Essere vittima di revenge porn significa essere considerata "disonorata". Alcune ragazze non denunciano per paura di perdere tutto: la faccia, il lavoro e la famiglia. E allora tacciono. Soffrono in silenzio. A volte, tragicamente, si fanno del male.
Ma tu non sei sola/o: che tu viva in Italia o in Cina, non sei l'unica persona a cui è successo. E soprattutto: non sei colpevole. Hai il diritto di essere ascoltata/o, di essere creduta/o e di essere aiutata/o.
Cosa puoi fare subito?
- Salva tutto (screenshot, link, messaggi, etc.);
- Blocca chi ti fa del male (sui social, sul telefono, ovunque);
- Segnala i contenuti;
- Denuncia;
- Non vergognarti e chiedi conforto: parla con una persona di cui ti fidi. Non sei solo: purtroppo molte vittime vivono la stessa esperienza. Far sapere a qualcuno di ciò che è successo può alleviare ansia e prepararti meglio alle scelte da fare (ad esempio, seguire un percorso terapeutico se ti senti traumatizzato).
In Italia
- 1522 – numero antiviolenza, attivo 24h;
- www.permessonegato.it – sportello gratuito per vittime di revenge porn;
- Polizia Postale: poliziadistato.it
In Cina
- 110 – polizia locale;
- 12338 – hotline legale per donne vittime di violenza;
- Codice Civile, artt. 1019 e 1183 – tutela della privacy e dell'immagine.
Fermiamoci un attimo e facciamo la differenza
Ogni giorno scorriamo immagini e video, spesso senza pensare. Ma dietro ogni contenuto c'è una persona con sentimenti, speranze, paure. Se ricevi foto o video non tuoi, non condividerli: chiediti "E se fosse mia sorella? Mio fratello? Me stessa?".
Cambiare è possibile. Ma insieme!
Il revenge porn è un abuso che va combattuto con empatia e cultura condivisa. Ciascuno di noi – in Italia, in Cina, e ovunque – può fare la differenza: rispetta la privacy altrui, non diffondere mai immagini non tue, e parla ai giovani di consenso e dignità online. Se conosci qualcuno in difficoltà, offri ascolto e sostegno. Solo unendo le forze fra culture diverse possiamo creare reti di supporto efficaci.
Ricordiamoci che dietro ogni video o foto c'è una persona reale con sentimenti, e che la vera vendetta aiuta la vittima è trovare coraggio nell'aiuto reciproco, non nella vendetta. Solo così si può passare dal dolore alla speranza, educando tutti al rispetto e alla solidarietà.
"La vergogna non deve essere la compagna di chi subisce. È nostro dovere rompere il silenzio e restituire dignità."
Cit. Gisèle Pelicot
Dott.ssa Cinzia Hu